Il Caffè Filtro può diventare un rituale ​quotidiano?

L’Italia è il paese dell’espresso al bar, della moka dopo pranzo, della Moretta di Fano e dì Ponce livornese, e ​questo mi fa pensare che nel nostro paese il mondo del caffè di largo consumo ruota tutto attorno alla tazzina.


Nelle città italiane stanno facendosi sempre più spazio, invece, luoghi dove viene servito caffè filtrato in tazze da ​circa 250 ml. Questo è presumibilmente dovuto a una variazione della domanda relativa al cambiamento dei gusti ​degli utenti italiani e alla presenza, sempre più evidente, di persone con abitudini diverse dalle nostre. È come se ​nell’immaginario comune si fosse radicata l’idea che all’estero, considerata la pessima qualità dell’espresso, fosse pi​ù intelligente avventurarsi in uno dei punti vendita della multinazionale famosa per il suo caffè filtrato, quella do​ve ti chiamano per nome, piuttosto che in un qualsiasi bar per chie​d​ere un caffè.


Insomma, sbroscia per sbroscia, è meglio quella nat​a​ per esserlo.


Una volta che il cervello ha masterizzato il gusto per quel tipo di bevuta, si sviluppa necessariamente​ un certo ti​po di domanda.

Non sarà una Cash Cow, ma di certo un segmento vicino al fine dining, quindi assimila​b​ile al lusso.



Proviamo a rispondere alla domanda del titolo: “Il caffè filtro può diventare un rituale quotidiano?”.

Mi permetto di portare un’esperienza personale di almeno quattro anni e la risposta è “evidentemente sì”, ma ​proviamo ad analizzare i motivi per cui non è così diverso dal farsi una buona moka.


Il primo passo è la scelta dei chicchi.

La macinatura deve essere di grana media.

Ci sono due possibilità.

Una è scegliere caffè mono-origine. Questi caffè permettono di imparare a riconoscere le caratteristiche prima del ​continente, poi della nazione di produzione, e quindi di sviluppare un gusto primario.

La seconda possibilità, naturale evoluzione della prima, riguarda la sfera delle miscele. Dico naturale evoluzione ​della conoscenza delle mono-origini in quanto, parlando di caffè da consumare in casa, non è necessario che ​rispetti trend o gusti di ipotetici cluster; l’unico cliente è il nostro palato.

Senza fare un simposio sulle miscele, mi permetto di esprimere un pensiero: comporsi le proprie miscele può ​essere un metodo per valorizzare alcune tostature. Riportando un’esperienza personale, ho dedicato una miscela ​alla domenica pomeriggio, se passata a casa, quando la famiglia dorme, spesso devota alle nuove uscite ​discografiche congiuntamente ai lavoretti in cantina. La miscela è caratterizzata da una buona struttura e un ​discreto bilanciamento tra dolcezza e acidità, definibile democristiana, come dopotutto la domenica tra chiavi ​inglesi, cacciaviti e pacchi pignoni.

l secondo passo è la scelta dell’acqua. Utilizzare acqua filtrata o comunque acqua dolce (con un basso residuo di ​calcio e magnesio), anche in bottiglia, aiuta molto a valorizzare le caratteristiche organolettiche sviluppate prima ​in fase di lavaggio o fermentazione, poi di tostatura. Si mette l’acqua in un bollitore e si porta intorno ai 92°C.

Il passo successivo è scegliere il metodo di estrazione. Questo sta alle vostre disponibilità; le uniche certezze sono: ​un filtro, un contenitore da cui versare o bere il caffè.

Per fare questo ci vogliono circa tre minuti, senza considerare l’eventuale tempo passato la domenica pomeriggio ​a mescolare grani per creare miscele. Per ultimo, il momento dell’estrazione, che in media impiega altri tre minuti.


Che si tratti di provare nuove emozioni assaggiando caffè mai provati o cercare un comfort nel bere la miscela che ​ci siamo scelti, la decisione è sempre nelle nostre mani.


In conclusione, il panorama del caffè in Italia sta evolvendo, accogliendo nuove influenze e gusti che vanno oltre ​la tradizionale tazzina di espresso. Il caffè filtro, una volta considerato estraneo alla nostra cultura, sta ​guadagnando terreno e diventando parte della quotidianità di molti. Questo cambiamento riflette una maggiore ​apertura verso le diverse esperienze culinarie globali e un desiderio di esplorare nuove modalità di degustazione.


In definitiva, il caffè filtro ha tutte le potenzialità per diventare un rituale quotidiano anche in Italia, offrendo una ​nuova dimensione al nostro amore per il caffè. La scelta tra il provare nuovi sapori o il godere della confortante ​familiarità delle proprie miscele rimane una decisione personale, che però riflette la nostra continua ricerca di ​piccoli piaceri quotidiani di qualità.